Sport e salute. Le nostre riflessioni

sport e saluteLo sport è salute. Quante volte lo abbiamo sentito dire? Eppure da giorni monta la polemica a seguito della denuncia ad opera di due ex atlete plurimedagliate della ginnastica ritmica italiana. Due Farfalle!

Una novità? No, un caso che purtroppo si ripete da decenni nel mondo dello sport, in ambiti, nazioni e società differenti.

Ne sono state dette molte, da addetti ai lavori e da persone comuni, così ci siamo sentiti chiamati in causa e ci siamo presi la libertà di fare una riflessione che vogliamo condividere con voi.

È vero: lo sport è salute. E non va demonizzato il suo aspetto agonistico.

Piuttosto, è il giusto mezzo che non deve mai essere perso di vista (cum grano salis, scriveva Plinio il vecchio).

Una sana e regolare attività sportiva produce grande benessere nello sviluppo psicofisico dell’individuo. Inoltre è educativo perché aiuta i più giovani a canalizzare la loro naturale ed esuberante energia; mostra loro come la disciplina e l’applicazione costanti possano essere una potente arma per raggiungere i propri obiettivi (facendo ciò che più si ama). Diviene così metafora della vita: se ti alleni, ti dedichi e ti sacrifichi raggiungerai i tuoi obiettivi.

E tali valori, passando ad un’attività agonistica, non si perdono: crescono. Ma la competizione (e gli stimoli che da essa ne derivano) deve essere commisurata alle capacità dell’individuo e non creare aspettative eccessive e non realistiche. Il confronto con gli altri deve essere costruttivo, uno stimolo per confrontarci con noi stessi, con i nostri limiti e la volontà di superarli per spingersi oltre. Per crescere! Viceversa assumere il successo come unico obiettivo valido (a volte anche contro la nostra stessa salute) rappresenta la degenerazione dell’aspetto agonistico. Certo, lo sport è pieno di storie di atleti che hanno saputo spingersi oltre ogni ragionevole limite, ma per loro precisa volontà. È bene che queste storie indichino come sia possibile, per chi lo desideri, raggiungere grandi risultati. L’importante è che non siano utilizzate per far passare la filosofia che vede il secondo qualificato come il primo dei perdenti. Le figure dell’insegnante e dell’allenatore devono guidare i propri allievi in questo percorso -talvolta complesso- rendendo le proprie conoscenze ed esperienze fruibili nel migliore dei modi, accompagnando ragazzi e ragazze e più in là uomini e donne dello sport, in ogni momento: anche quello delle scelte più complesse.

Sergio Pettini